Il borgo de La Quercia sorge a circa 3 km dal centro storico di Viterbo e nei secoli si è costituito attorno al Santuario tardo rinascimentale dedicato alla Madonna
Il culto della Madonna de La Quercia raffigura il nucleo originario di tutta la storia e l’edificio che la celebra è il fulcro attorno al quale il piccolo centro abitato si sviluppa.
Tutto inizia nel 1417, nel momento in cui Mastro Battista Magnano Juzzante commissionò a Mastro Martello, detto “Il Monetto”, l’immagine della Madonna con Bambino, realizzata su di una tegola che fu destinata ad essere appesa ad un albero di quercia, proteggendo in tal modo i campi dai ladri e dai briganti.
La sacra effigie diventò subito oggetto di venerazione e si cominciò a spargere la voce che diversi prodigi, di cui oggi si parla, avvenivano in sua presenza.
Ma il miracolo più tuscioso avvenne nel 1467 quando la popolazione, affetta da una terribile pestilenza, affidò anima e corpo all’immagine della Vergine, dove si era già costituito un popolare luogo di culto composto da una piccola capanna ed un altare: dopo lunghe giornate di preghiera la peste terminò e si organizzò una grande processione di ringraziamento che diede vita al tradizionale pellegrinaggio da Viterbo a La Quercia.
Ancora oggi, amici Tuscialovers, ogni anno si rinnova questa consuetudine, tra la sua protettrice e la città, che prende il nome di “Patto d’Amore”
Fu in questo istante che si decise di dedicare alla Madonna della Quercia un vero e proprio santuario con annesso monastero, affidato immediatamente ai Padri Domenicani: i lavori iniziarono nel 1470 e durarono per più di un secolo, quando venne consacrata da Giovan Francesco de Gambara, vescovo di Viterbo nel 1577 (colui che creò Villa Lante. Ve lo ricordate, Tuscialovers?).
Persistono dubbi circa l’architetto, ma abbiamo schizzi e disegni di Giuliano da Sangallo
Una storia, questa raccontata, che è narrata per immagini anche negli affreschi della Sala della Madonna all’interno del Palazzo dei Priori di Viterbo.
La facciata monumentale dell’edificio costituisce il punto di arrivo della strada rettilinea voluta dai Farnese per unire Viterbo al Santuario.
Proprio come una maestosa pagina celebrativa della città e della sua protettrice, oltre che ovviamente dei papi della Rovere (prima Sisto IV poi Giulio II) sotto la cui protezione i lavori dell’edificio ebbero la massima spinta.
Alcuni dei motivi per cui vale la pena visitare questo tuscioso santuario? Ve li elenchiamo subito, Tuscialovers: gli eleganti chiostri, le inconfondibili lunette dei Della Robbia in facciata, il magnifico soffitto in legno fatto ricoprire d’oro da papa Paolo III Farnese e il tabernacolo marmoreo, che ancora oggi custodisce parte della quercia con la sacra tegola che mostra l’immagine della Madonna con Bambino di una umana tenerezza davvero commovente, sono solo una parte dei motivi per cui vale la pena venire a visitare questa bellezza Made in Tuscia.
Il piccolo agglomerato di case attorno al maestoso edificio, nato in mezzo alla campagna viterbese con lo scopo di ospitare i lavoratori al servizio della comunità religiosa, segue in parte le linee urbanistiche dettate dalla struttura del convento.
Oggi si presenta come un piccolo borgo, ben curato, con tutti i servizi necessari per la vita quotidiana, ben collegato alla città e alle località vicine.